Presentazione del libro di Giampaolo Cassitta, "C'era una volta all'Asinara“ (Frilli editori)
C’era una volta all’Asinara.
Il racconto di una vita.
Ognuno di noi ha ricordi e colori nascosti nei cassetti della memoria. Tutti insieme formano una vera e propria marea che quando si ritira lascia lo spazio alle cose antiche, lontane, quasi dimenticate: sono simboli di un passaggio.
Raccontare e raccontarsi è provare a cercare negli spazi interni dei ricordi, significa non smarrire la memoria, cercare il senso del limite, della fine, per poter plasmare le storie e vestirle di nuovi abiti. Se dimentichiamo la nostra storia, i nostri umori, i profumi, le emozioni, tutto si smarrisce e scompare per sempre. Se è vero che passiamo sulla terra leggeri, non lasciare neppure un’orma di quel lieve passaggio significa, in qualche modo, non essere mai nati.
Narrare dunque. Per sopravvivere e per rievocare il recinto del nostro vivere sociale, dei nostri intrecci con gli altri, degli incontri nelle strade della vita con altre parole, con i canestri colmi di opportunità raccolte nel giardino delle storie.
Duccio Demetrio, grande pedagogista e professore di pedagogia generale e di educazione degli adulti all’Università degli studi Bicocca di Milano afferma che: “se ci rifiutiamo di dar ascolto ai nostri ricordi, se abbiamo paura di ricordare, se odiamo scrivere di noi, allora, inevitabilmente, gli dei saranno uccisi per sempre.”
Ricordare non è importante, ma necessario. All’interno delle fasi della vita raccogliamo molte emozioni, a volte contrapposte che ci raccontano il filo del nostro destino. Nell’età matura è tutto presente: dall’infanzia, alla maturità, alle scelte di responsabilità, dall’amore, al declino del corpo, alla graduale perdita di forze. Tutto questo possiamo definirlo come “tempo sacro” e tutto va riportato in superficie, tutto va rivisitato e riproposto. Tutto va raccolto e gelosamente conservato.
Dalla gioia di narrare nasce il progetto della favola di una vita: la storia di un uomo raccontata dalla nascita sino all’età adulta. Un uomo che ha oggi 90 anni e ha avuto un grandissimo e infinito amore: l’Asinara. In questa storia mitologica si cammina nel mare, tra i venti e la guerra, tra le speranze, le illusioni e le disillusioni. La storia di quest’uomo poteva essere solo una grande e infinita favola e poteva avere un solo titolo: “C’era una volta all’Asinara”. Il suo io narrante raccolto come una vera e propria testimonianza ci accompagna in tutte le pagine del libro: dal 1933 al 1986. Si scaverà profondamente nella sua storia, nei suoi ricordi che lentamente diventeranno, come per incanto, i ricordi di chi legge e di chi ascolta questa lunga favola tra la guerra e i soldati, tra i vincitori e i vinti, tra la pietà e la tristezza, tra i detenuti e gli agenti di custodia, tra un faro che è la metafora di tutte le nostre vite.